Biografia


Classe 1969, sono nato e cresciuto a Milano in un ambiente stimolante: mio padre disegnava, dipingeva e costruiva modellini di aerei da combattimento che poi attaccava al soffitto e alla parete della mia stanza. Io cercavo sempre di acchiappare gli aeroplanini quando mi prendevano in braccio e ci passavano vicino, ma ovviamente non mi era permesso. I miei genitori conservano ancora uno dei miei primi disegni, avevo solo 18 mesi e scarabocchiavo sul mio seggiolone, dallo scarabocchio uscì guarda caso un aereo tridimensionale; non potevo prenderli, ma potevo disegnarli!


Ma la passione vera per il disegno arriva alle elementari, quando armato di fogli e pennarelli, comincio a disegnare i miei personaggi dei fumetti e dei cartoni animati preferiti: l'uomo ragno, Jeeg e Mazinga! In quegli anni sono molto ispirato dal fumettista Gil Kane. Nei primi anni 80' mi converto alle matite colorate, anche se sento fin da subito l'esigenza di una tecnica con la quale coprire di colore grosse superfici, sfumando e senza la texture granulosa della matita. Grazie alle matite comunque, a 11 anni vinco un computer zx81, partecipando ad un concorso televisivo con una caricatura di Gaetano Scirea, e quando Roberto Bettega annuncia il vincitore dice “il primo premio va al signor Marcello Barenghi”, al telefono mia madre tenta di spiegare che si tratta di un bambino, ma non ci credono.

Sono gli anni in cui in miei genitori realizzano che le mie "doti artistiche" sono da incoraggiare. Mi fa sempre sorridere la foto della settimana bianca al Passo Mendola, quando escluso da mio fratello e mio cugino nella creazione di un pupazzo di neve, ne faccio uno tutto da solo.
Con la scuola partecipo anche a diversi concorsi di disegno a tema religioso, ricevendo due menzioni d’onore dall’allora arcivescovo Carlo Maria Martini.
A metà degli anni 80 inizio con le copie dal vero a matita o sanguigna presso il Liceo artistico Boccioni di Milano, dove apprendo anche le tecniche della tempera, acquerello e  modellazione 3 D con la creta.


Il Prof. Luciano Formica, importante restauratore artistico, fu il mio insegnante di Plastica. Lo ricordo con ammirazione e affetto; subito dopo il diploma, prima di decidere di continuare gli studi, lavorai presso il suo studio per diverso tempo e restaurai un mosaico romano e parte del circo romano a Milano.

Sempre in quegli anni (1985) arriva la scoperta dell'anello mancante, la soluzione ai miei problemi tecnici: l'aerografo. Ricordo di aver speso le paghette racimolate in tanti anni e di essere andato a comprarlo dall'altra parte della città, portandomi a casa anche un pesante compressore. Con l'aerografo riesco così a migliorare l'effetto dei miei disegni a matita. In quegli anni sono affascinato dai lavori di Derek Riggs per gli Iron Maiden. Lavoro sul personaggio di Eddie e sul mio modo di rappresentarlo, migliorando molto la mia tecnica.
Finito il liceo, mi iscrivo alla scuola di illustrazione "Arte e messaggio" di Milano, presso il Castello Sforzesco, dove la professoressa e illustratrice Anna Montecroci, è stata senza dubbio il mio punto di riferimento. Ricordo che lei per prima mi parlò dello stile personale del mio iperrealismo e mi consigliò di trasferirmi negli Stati Uniti o in Francia.. Siamo nei primi anni 90 e m'ispirano i lavori di alcuni grandi disegnatori: Hajime Sorayama con i suoi robot cromati, Tanino Liberatore con il suo magnifico Ranxerox,  Richard Corben, Eleuteri Serpieri con la sua Druna e Simon Bisley. Disegnatori molto diversi, ma dotati tutti di qualcosa di rilevante: per tecnica, per visione o per entrambe le cose.
A metà anni '90, la crisi e il diffondersi della computer grafica sembra segnare la fine della professione di illustratore tradizionale, così abbandono il disegno e continuo il mio percorso di studi. Mi laureo in Architettura e passo l'esame di stato al Politecnico di Milano. Ci sarebbe da dire molto sulla delusione che ho accumulato durante il mio percorso lavorativo, ma preferisco focalizzarmi sulle cose positive. Così dopo quasi vent'anni riprendo in mano la matita, dopo aver visto alcuni video di disegno su YouTube, apro un canale e ricomincia l'avventura...

(pictures show my favourite illustrators works)

Sono stato definito "L'artista iperrealista delle cose comuni nell'era di internet". Potenzialmente sono affascinato da tutto, mi piace osservare come la luce trasforma le cose, un oggetto ha innumerevoli combinazioni di colori e riflessi, alcune sono così affascinanti ai miei occhi che mi prende l’impulso di catturare e interpretare questa loro bellezza. Anche un sacchetto di patatine vuote ha una sua estetica e, volendo, tante storie da raccontare. 
Mi piace decontestualizzare e rendere protagonisti oggetti del quotidiano. Cose comuni a cui apparentemente non diamo importanza, eppure ci commuoviamo quando ci capita di rivedere le caramelle fuori produzione che mangiavamo da piccoli o il walkman che usavamo negli anni 80. Voglio semplicemente dire "Hey, hai visto com'è bello il ketchup che tieni in frigorifero?".
E’ vero che i miei lavori sono iperrealistici, ma è anche vero che in ciascuno di loro c’è il mio stile, il mio personale modo di tradurre la realtà. 
I miei disegni non sono perfetti, non sono mai contento del risultato, quando li rivedo spesso mi indispettisco perchè noto molti difetti che spero sempre di correggere nel prossimo lavoro. Tuttavia sono proprio i limiti e le imperfezioni a definire lo stile, chi ha l’occhio attento individuerà sempre un mio disegno, senza bisogno di leggere la firma.